Nel Bollettino Economico n° 60 dell'Aprile 2010 i ricercatori della Banca d'Italia sottolineano che segnali di ripresa economica nel mondo ci sono anche se i ritmi sono discontinui e diseguali nelle diverse aree. Gli Stati Uniti, il Giappone e i paesi emergenti hanno conosciuto uno sprint in termini di crescita del PIL nell'ultimo trimestre 2009 mentre i Paesi dell'area Euro si sono mostrati più moderati e discontinui.
Le economie avanzate hanno potuto contare su politiche fiscali e monetarie espansive che hanno potuto soltanto lenire gli effetti dell'elevata disoccupazione sui consumi. Gli investimenti non sono ovviamente incentivati in questo clima di incertezza e di capacità produttiva sottoutilizzata. Discorso inverso per le economie emergenti che hanno invece potuto contare sulla vivace dinamica della domanda interna.
Nell'area Euro preoccupa la flessione delle vendite al dettaglio determinate da un calo della fiducia da parte dei consumatori.
I tentativi di porre argini alla crisi economica hanno portato le economie pubbliche dei principali paesi avanzati ha sopportare pesanti disavanzi che hanno influito nell'andamento altalenante dei premi di rischio dei titoli del debito pubblico. Gli analisti sottolineano che i programmi di stabilità sottoscritti dai paesi alle prese con crescenti deficit di bilancio devono trasmettere fiducia per fare in modo che i tassi di rendimento dei titoli di stato trovino un equilibrio su livelli sostenibili per le finanze pubbliche.
In Italia il PIL del IV trimestre si è lievemente contratto: al ristagno dei consumi ci si attendeva una risposta più convincente dalle esportazioni che invece sono venute meno alle attese degli analisti. I primi mesi del 2010 si sono dimostrati più vivaci anche se ad una crescita della fiducia delle imprese sull'andamento degli ordini e delle scorte si contrappone la sfiducia crescente dei consumatori, specchio di un mercato del lavoro in affanno che stenta nel trovare una via di uscita dalla crisi. La sintesi di ciò è che il blando andamento della domanda interna renderà più ardua la ripresa allungandone i tempi.
Gli analisti sottolineano come le stime fatte dal Governo Italiano nel Programma di Stabilità di un indebitamento netto del 5% del PIL poggiano su ottimistici obiettivi di aumenti sensibili nelle entrate ed in tagli secchi nella spesa primaria.
Alla luce di quest'analisi è chiaro che i dati non sembrano confermare i tanto ostentati slogan elettorali di un'Italia che ha saputo affrontare meglio di altri la crisi. Un mercato del lavoro che riduce sempre di più il reddito disponibile delle famiglie e quindi la domanda interna, la competitività delle nostre imprese nel contesto internazionale che non genera esportazioni in linea con le aspettative ed un sistema bancario chiuso da logiche patrimoniali in tema di credito e sempre meno orientato al sostegno dei talenti non fanno che prolungare la lenta agonia di un paese da riformare.
Chiedo cortesemente alla giustizia ed al presidenzialismo di mettersi in coda, ci sono riforme più importanti per il futuro del nostro paese e per la credibilità internazionale dei notri programmi di stabilità.
Cordialità
sabato 17 aprile 2010
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